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  Marco Boato - attività politica e istituzionale
   

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Trento 20 luglio 2009
«Parlai di magnadora e Dellai ci lasciÒ fuori»
Boato: «Gli interrogatori confermano fatti gravi»
«Collini ha raccontato la sua verità e se ce ne sono altre, devono uscire»

da l’Adige di lunedì 20 luglio 2009

Va detta subito una cosa, se c'è uno che ha dimostrato (e pagato) le sue convinzioni garantiste è Marco Boato, presidente dei Verdi. E lo dimostra anche il fatto che, a partire dal 2006 quando sollevò la questione della «magnadora», cercò una soluzione politica. Chiese a Dellai di mettere le mani avanti.

Invece, ed è una costante non solo nella politica trentina, la parola alla fine è passata ai magistrati «e questo - afferma Boato - mi crea un'enorme amarezza. Le dichiarazioni fatte negli interrogatori da Collini, che dev'essere chiaro non vanno prese per oro colato, confermano le preoccupazioni per l' intreccio tra potere economico, potere politico e anche apparati amministrativi già emerso all'inizio dell'indagine. Oltre all'aspetto penale, che non spetta a me giudicare, da decenni ho assunto un atteggiamento non sono garantista ma ipergarantista, quello che emerge da questa vicenda è la gravità di un sistema di rapporti tra il sistema economico, industriale finanziario, potere politico, nelle sue diverse articolazioni, e potere amministrativo. Non sono un Torquemada, ho la mentalità opposta a quella di Di Pietro, dico però che mettere la testa sotto la sabbia o dire, come ha detto oggi Dellai, che questo è un modo di guardare dal buco della serratura, è inconcepibile. Significa sottovalutare i problemi che sono emersi e anche il modo in cui, sotto il profilo istituzionale e dell'etica pubblica, si deve rispondere. Comunque vada a finire sul piano giudiziario. Perché quello che è uscito dimostra che non c'è stata trasparenza, correttezza istituzionale e etica politica e pubblica».

Boato, nel 2006, sollevò la questione della «magnadora», lanciò un allarme che non venne raccolto. Anzi. Quindi in lui c'è anche una volontà di rivincita. «No, io non faccio come la Lega che adesso spara ad alzo zero. Dopo le elezioni politiche del 2006, non a caso dopo le elezioni, decisi di sollevare la questione passata sotto il nome della "magnadora". Termine, che non ho inventato io, ma che mi era stato riferito da alcuni sindaci che mi riferirono di questa espressione, orribile, "la magnadora l'è alta". Ebbi il coraggio di tirare fuori la cosa e la risposta che ebbi da Dellai fu, con mia grandissima amarezza: Boato mente! Due giorni dopo il presidente del consorzio dei comuni Anderle confermò che era tutto vero. Non ho mai avuto le scuse da parte di nessuno. Dissi solo che questo tipo di ammonimenti, chiamiamoli così, rivelavano un metodo inaccettabile».

Boato non aveva l'obiettivo di fare esplodere un caso giudiziario; la sua fu una denuncia politica.
«Un richiamo all'etica pubblica - afferma - che è l'opposto del moralismo, che non sopporto».

Lei si oppose anche alla presidenza di Grisenti all'A22 per gli stessi motivi?
«L'anno dopo, quando lo stesso Dellai ci chiese un parere in una riunione di maggioranza, io dissi subito che ero totalmente contrario. Gli ricordai che c'era stata una lunga presidenza di Willeit perché il Trentino usciva dalla vicenda Tangentopoli che era stata tutta attorno all'A22. Venni accusato di non avere un patriottismo di provincia, di rievocare ingiustamente la vicenda della gestione Dc dell'Autobrennero. Io risposi che invece, essendo Willeit uomo al di sopra di ogni sospetto, prudenza avrebbe voluto che gli si rinnovasse l'incarico e non si riportasse la presidenza a Trento dandola ad un assessore che, l'anno prima, aveva dato segni di uno stile di governo poco commendevole. Questo avveniva nel periodo in cui a Roncegno rilanciai, lealmente, la candidatura di Dellai alla presidenza della Provincia. La mia, quindi, era solo una richiesta di maggior rigore».

Lei è ancora più convinto che l'esclusione dei Verdi dalla giunta derivi da questo?
«Mi ha lasciato allibito il fatto che Dellai abbia lasciato fuori i Verdi dopo vicende come queste. Abbiamo dimostrato lealtà assoluta e fatto emergere fatti ai quali si doveva dare una risposta. Del resto Dellai stesso aveva parlato di codice etico della Margherita ma chi si ricorda che fine ha fatto? Lo stesso Pancheri aveva fatto dichiarazioni molto pesanti sul sistema di potere. Non ponevo problemi inesistenti. Ma, nel 2008, c'è stata l'estromissione dei verdi e temo che una delle motivazioni era quella di non avere in giunta alleati considerati scomodi anche se leali».

 

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